Le mele di Chernobyl sono buone. Mezzo secolo di rischio tecnologico di Giancarlo Sturloni, Sironi Editore
Ci sono due cose che mi hanno colpito del libro di Sturloni. La prima è piuttosto banale e di pancia, ma ciò non toglie niente della sua valenza emotiva e politica. In tutti i disastri che vengono raccontati è sempre possibile isolare un momento, poco più che un attimo a volte, in cui si poteva evitare tutto ciò che - di li a poco - avrebbe distrutto la vita di centinaia o migliaia di persone. C'è sempre l'occasione in cui un semplice 'NO!', magari urlato affinché si capisse ben, avrebbe potuto evitare l'inferno susseguente. Altre volte sarebbe stato sufficiente fornire qualche informazione utile per soccorrere le vittime, e si sarebbe minimizzato l'impatto dell'evento. Invece non sappiamo ancora oggi di quali sostanze erano composte le nubi tossiche di Bhopal e Seveso. Non sappiamo ancora veramente perché l'espeimento sul reattore di Chernobyl fu effettuato disinserdendo temporaneamentei i sistemi di sicurezza. E così per altri centinaia di episodi. C'è sempre stato qualcuno che ha taciuto, che non ha parlato per interesse. Non mi stupisce che ciò sia avvenuto, ma è la sensazione che in tutti questi casi, più la tecnologia a essere cannibale, sia l'avidità umana a darmi fastidio.
La seconda cosa, meno banale è più accademica a colpirmi, è la scoperta fatta nei primi capitoli del libro, che già dalla metà dell'Ottocento, studiosi di primissimo livello, conoscessero il problema dell'inquinamento, della sostenibilità (e quindi dell'incremento demografico) e anche del surriscaldamento globale. Il pensiero ecologico nasce già nella seconda metà del XIX secolo e ha impiegato quasi un secolo per diventare movimento politico. Quasi a monito per i posteri che le coscienze si adeguano sempre al dibattito con un certo ritardo. Talvolta grosso e, alcuni pensano, incolmabile. E qui penso alle visioni catastrofiste sulla fine del petrolio, ai cataclismi provocati dal surriscaldamento globale o alle paure delle biotecnologie, che "hanno messo in mano all'uomo il potere di Dio". Incuriosisce che per ognuno che la pensa a questo modo, c'è qualcuno che sostiene che non è vero che il petrolio sta finendo e che è tutto una montatura per tenere alti i prezzi. Che il surriscaldamento del pianeta è assolutamente normale e i cataclismi non avverrano a causa dell'effetto serra. Che non è vero che gli OGM fanno male e sarebbe opportuno che ognuno di noi si facesse clonare per avere una riserva di organi privata in casa di malattia. Ma se per ogni apocallittico c'è un integrato, è altrettanto vero che per ognuno di loro ci sono migliaia di persone che vivono senza nemmeno rendersi conto dei problemi. O fregandosene, che è la stessa cosa. Ma con una implicazione morale di altro spessore.
Wednesday, May 31, 2006
Dalle parti dell'etica, ma a partire dal rischio tecnologico
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