Wednesday, May 31, 2006

Dalle parti dell'etica, ma a partire dal rischio tecnologico

Le mele di Chernobyl sono buone. Mezzo secolo di rischio tecnologico di Giancarlo Sturloni, Sironi Editore

Ci sono due cose che mi hanno colpito del libro di Sturloni. La prima è piuttosto banale e di pancia, ma ciò non toglie niente della sua valenza emotiva e politica. In tutti i disastri che vengono raccontati è sempre possibile isolare un momento, poco più che un attimo a volte, in cui si poteva evitare tutto ciò che - di li a poco - avrebbe distrutto la vita di centinaia o migliaia di persone. C'è sempre l'occasione in cui un semplice 'NO!', magari urlato affinché si capisse ben, avrebbe potuto evitare l'inferno susseguente. Altre volte sarebbe stato sufficiente fornire qualche informazione utile per soccorrere le vittime, e si sarebbe minimizzato l'impatto dell'evento. Invece non sappiamo ancora oggi di quali sostanze erano composte le nubi tossiche di Bhopal e Seveso. Non sappiamo ancora veramente perché l'espeimento sul reattore di Chernobyl fu effettuato disinserdendo temporaneamentei i sistemi di sicurezza. E così per altri centinaia di episodi. C'è sempre stato qualcuno che ha taciuto, che non ha parlato per interesse. Non mi stupisce che ciò sia avvenuto, ma è la sensazione che in tutti questi casi, più la tecnologia a essere cannibale, sia l'avidità umana a darmi fastidio.

La seconda cosa, meno banale è più accademica a colpirmi, è la scoperta fatta nei primi capitoli del libro, che già dalla metà dell'Ottocento, studiosi di primissimo livello, conoscessero il problema dell'inquinamento, della sostenibilità (e quindi dell'incremento demografico) e anche del surriscaldamento globale. Il pensiero ecologico nasce già nella seconda metà del XIX secolo e ha impiegato quasi un secolo per diventare movimento politico. Quasi a monito per i posteri che le coscienze si adeguano sempre al dibattito con un certo ritardo. Talvolta grosso e, alcuni pensano, incolmabile. E qui penso alle visioni catastrofiste sulla fine del petrolio, ai cataclismi provocati dal surriscaldamento globale o alle paure delle biotecnologie, che "hanno messo in mano all'uomo il potere di Dio". Incuriosisce che per ognuno che la pensa a questo modo, c'è qualcuno che sostiene che non è vero che il petrolio sta finendo e che è tutto una montatura per tenere alti i prezzi. Che il surriscaldamento del pianeta è assolutamente normale e i cataclismi non avverrano a causa dell'effetto serra. Che non è vero che gli OGM fanno male e sarebbe opportuno che ognuno di noi si facesse clonare per avere una riserva di organi privata in casa di malattia. Ma se per ogni apocallittico c'è un integrato, è altrettanto vero che per ognuno di loro ci sono migliaia di persone che vivono senza nemmeno rendersi conto dei problemi. O fregandosene, che è la stessa cosa. Ma con una implicazione morale di altro spessore.

Monday, May 29, 2006



Medidating On Highness #2
Bologna, May 23th 2006

Friday, May 26, 2006

2 + 2

Questa settimana ho messo insieme due pezzi di ragionamento e ne ho ricavato una nuova consapevolezza. L'argomento e' quello dei PACS. Mi sono chiesto come mai ci sia tanta ristrosia nella loro attuazione. Da una parte, lo sfondo culturale di matrice cattolica di molta parte della societa' italiana vorrebbe impedire l'introduzione dei PACS perche' cosi' facendo si permetterebbe alle coppie omossessuali di potersi unire in modo da vedere tutelato il loro legame da un punto di vista legale. Io credo che tutelare anche legalmente le unioni omossessuali significherebbe rispettare i loro sentimenti, come esseri umani prima ancora che come innamorati o altro. D'altra parte gli eterossessuali avrebbero la possibilita' di sciegliere, tra il PACS e il matrimonio civile (sempre posto che non ci siano diverse difficolta' burocratiche da affrontare). Ma non essendo possibile allargare anche agli omossessuali l'istituzione del matrimonio civile, sempre per la resistenza di cui scrivevo prima, i promotori dei Patti Civili hanno pensato che l'unico modo per non discriminarli (riservando cioe' i PACS soltanto agli omossessuali) era quello di permettere a tutte le coppie di potervi accedere. O almeno questa mi sembra una interpretazione piu' che possibile.

+

Perche' non permettere che i single adottino figli? Se il problema, come spesso si sente argomentare, riguarda la tutela di un figlio che crescerebbe privato di una delle due figure genitoriali, come dobbiamo metterla per i figli di vedovi/e? E con le ragazze madri? E con i figli dei divorziati? Dovremmo forse togliere i figli di tutte queste persone e affidarli a nuove famiglie "complete"?
La risposta mi se e' presentata improvvisamente davanti agli occhi, come un'illuminazione. Se anche i single potessero adottare figli, significherebbe che tutte le coppie omossessuali (non legate da alcun documento legale valido per costituire una famiglia, o come diavolo volete chiamarla) potrebbero adottare dei figli, accedendo alle procedure di adozione come single.

=

Probabilmente la materia e' piu' complessa di come io l'ho esposta qui. Anzi: lo e' sicuramente. Ma sono profondamente convinto della concretezza della filosofia che l'ha generata. Senza alcuna zona d'ombra.


Tuesday, May 23, 2006


Saudade
Bologna, May 18th 2006

Monday, May 22, 2006

Trailer Is The Night #0

X-Men: Conflitto finale

Non avere una vasta conoscenza del mondo dei fumetti americani, sudata sulle tavole di John Romita Jr. o Jack Kirby, piuttosto che sulle storie e i personaggi di Sta Lee renderebbe difficile a chiunque capire il senso della storia della terza discesa dei mutanti sui nostri schermi. Ovviamente avendo visto solo il trailer...

La Casa Bianca non è più un posto sicuro. Per nessuno. Terribili guerrieri dotati di grandi poteri ninja, monaci allenati nel segreto di un monastero tibetano minacciano di riprendersi quello che appartiene al loro popolo di diritto. Cosa, non si sa. Uno penserebbe al Tibet stesso, da troppo tempo occupato dai cinesi maoisti. Ma trattandosi si film di fantascienza, sebbene di un sottogenere particolare, colloca la pellicola su un piano spazio-temporale diverso dal nostro. E questo spiega tutto. O quasi. I monaci vogliono riprendersi la Casa Bianca perché è quello il luogo da cui ha origine tutta la loro fede. A nulla varranno i tentativi di resistenza dei buoni soldati americani: navy seals, marines e swat tutti insieme. Ma anche questi monacacci cattivi, sebbene riescano a spostare oggetti col pensiero, sollevare auto con un sol gesto della mano, sbagliano. Eh sì, perché a me risulta che il ponte di Brooklyn, quello intitolato a Giovanni da Verazzano, si trovi sopra l'Hudson, proprio a New York. E non a Washington, dove si trova la Casa Bianca... Grandi poteri della mente, ma scarso senso pratico: bastava consultare una qualsiasi guida agli Stati Uniti, fosse una Lonely Planet o una Rough Guide... Ma non si preoccupino i fan dell'azione: c'è sempre un eroe sporco e cattivo, con il sigaro in bocca, che non si capisce se sia alleato con l'angelo che appare ad un certo punto (ovviamente reazione cattolica al Codice Da Vinci), oppure sia un tipo alla Bogart di Casablanca: piuttosto interessato a fare i proprio interessi, senza scheirarsi, uno di quelli che una volta chiamavano battitori liberi. Insomma: che battaglia finale sia!

Thursday, May 18, 2006



On Reapiting #1
Lisboa, December 29th 2005

Wednesday, May 17, 2006

La teoria dell'evoluzione di Darwin e la "mancanza di ignoranza"

In realtà si tratta di un post di un mesetto fa, ma che mi dispiaceva perdere nel "trasloco". Allora l'ho incollato qui sotto...

Il professor Brian Alters, dell'Universita' di Montreal, in Canada, e' uno studioso di sociologia. In particolare si occupa dell'impatto sulla societa' di eventi, idee, campagne stampa, ecc. Recentemente voleva capire che tipo di riscontro sociale avesse la teoria del cosiddetto disegno intelligente, quella teoria molto diffusa dall'altra parte dell'oceano, che sostiene la necessita' di un'entita' superiore che abbi dato inizio alla vita sul nostro pianeta. La base di questa teoria sta nella convinzione, parzialmente suffragata dalla statistica, che le condizioni per la nascita della vita sono talmente complesse che non possono essersi verificate autonomamente, casualmente, per cosi' dire. I neo-creazionisti americani stanno combattendo da anni una battaglia contro il sistema scolastico perche' accanto alla teoria dell'evoluzione di tipo darwiniano si insegni anche la teoria del disegno intelligente, come due possibili interpretazioni dei fenomeni biologici.

Dando per scontato, cosa piuttosto discutibile, che quella del disegno intelligente sia effettivamente una teoria scentifica consistente, al meno al pari di quella dell'evoluzione, vediamo cosa e' successo al professor Alters. Nel corso della sua carriera accademica aveva gia' ricevuto all'agenzia del governo canadese che decide a quali progetti di ricerca assegnare i finanziamenti. Ma quando presento' la domanda per indagare l'impatto sociale del dibattito disegno intelligente/evoluzione sulla popolazione canadese, si e' visto chiudere il rubinetto del danaro. E non che la ricerca fosse particolarmente costosa: si trattava soltanto di 40.000 dollari canadesi (circa 34.000 dollari americani). I fondi che aveva ricevuto in precedenza erano molto piu' consistenti, fino a 5 zeri. Non era quindi una questione di soldi.

La commissione preposta all'analisi della proposta di studio di Alters ha espresso parere contrario perche' non la teoria dell'evoluzione non e' sufficientemente suffragata da prove oggettive da ritenerla attendibile. Cioe' si vuole sostenere che la teoria dell'evoluzione sarebbe un'invenzione dell'intelletto umano che non ha una capacita' di descrizione della realta'. In questo modo la commissione ha potuto rifiutare il finanziamento ad Alters, ritenendo praticamente inutile contrapporre la teoria dell'evoluzione al disegno intelligente. O meglio: dal momento che non sappiamo se una e' piu' adeguata dell'altra a descrivere il mondo biologico, non vale la pena indagare quanto la pubblicizzazione della posizione creazionista abbia influenzato le opinioni dei canadesi.

Ma la ricerca di Alters ha sfruttato involontariamente un fenomeno culturale antico, che ciclicamente torna alla ribalta. Si tratta di quello che noi veneti chiamiamo "mancanza di ignoranza". Ovvero: l'incapacita' di rendersi conto della propria ignoranza. Fuor di metafora, si tratterebbe di una cosiddetta "ignoranza di secondo livello", cioe' quella inconsapevole. E proprio perche' inconsapevole convince chi ne "soffre" di sostenere idee incontrvertibili. Cosi' si e' comportata la commissione che ha giudicato la proposta di Alters. Dimostrando in un sol colpo che il disegno intelligente ha avuto un profondo impatto sulla societa' canadese e che la mancanza di ignoranza permette di condurre accurate ricerche scientifiche risparmiando fino a 34.000 dollari americani.

Tuesday, May 16, 2006


Meditating on Highness #1
Revere, November 9th 2005


Monday, May 15, 2006

Non Voglio Che Clara


I giochi di macchina sono raffinati e suggestivi. Hanno portato il nostro sguardo ad allontanarsi dall'Hotel Tivoli, dove i quattro musicisti avevano deciso di racchiudere le loro prime canzoni da tramonto al mare d'inverno. Questo omonimo è il loro secondo lavoro, licenziato per l'Aiuola Dischi, che come recita il motto sociale, è una “etichetta pop piccola ma curata”. E dovremmo ringraziarla molto per aver permesso a queste schegge di anni '60, di musica autoriale, sofisticata ma così leggera, di raggiungere le nostre orecchie. Sì, perché il mercato indie italiano (ma potremmo tranquillamente allargare il discorso a tutt'Europa) sembra refrattario a tutto ciò che non sia vicino al revival wave che ci stanno propinando i cugini d'oltremanica (e lo scrive chi adora gli anni '80 inglesi) oppure non sia in qualche modo accostabile all'interno del filone nashvilliano/chicagoano del post-qualcosa. I Non voglio che Clara sono lontani da tutto ciò, ma lo sono altrettanto dal mondo del mainstream nostrano, fatto più di urlatori di luoghi comuni o mestieranti dei (falsi) buoni sentimenti.


La musica di Fabio Del Min e soci viene direttamente dalla tradizione cantautoriale italiana, ma rifiuta di adagiarsi sui luoghi comuni delle canzoni d'amore. Quella che pervade il quartetto bellunese (pianoforte, chitarra, basso e batteria) è piuttosto un'inquietudine esistenziale, che pervade squarci di vita quotidiana. Che qui assurgono a paradigmi universali. Così profondi da impedire all'ascoltatore di non immedesimarsi: si passa dalle insicurezze e le congetture di un amore incerto (Porno) ai dubbi cosmici scaturiti dalla metafora calcistica (L'oriundo); dalle pure suggestioni cinematografiche (l'esplicita Cary Grant) alle piccole rabbie che si nascondono sotto la pelle per mesi o anni (In un giorno come questo). Al disco partecipa anche Syria, infondendo a Sottile (una tesa complicanza di pianoforte e voce) un'anima profonda, che mi ha fatto tornare alla mente Mia Martini, commuovendomi. Troppi calcoli sembra scritta per le piazzette della Costa Azzurra o il lungomare di Porto Venere, mentre Questo lasciatelo dire (forse il pezzo migliore del lotto) è esattamente come ho sognato il Festival di San Remo negli ultimi anni (cioè praticamente da quando ho smesso di seguirlo).


Forse le mie capacità di giudizio sono falsate dal fatto che i due dischi dei Non voglio che Clara mi sono sempre capitati tra le mani in momenti molto particolari della mia vita, ma la sincerità e lo spessore dei brani mi pare siano una ventata di aria fresca, seppure senza portare sperimentazione alcuna. Soltanto scrivendo ottime, bellissime canzoni. Oppure è vero che quei periodi che ricordo con tale trasporto di sentimento sono stati tali anche grazie alle loro canzoni.

Sunday, May 14, 2006

Mano atomica
Padova, May 12th 006

Saturday, May 13, 2006

L'araba fenice

Qualcuno mi avra' letto nella mia vecchia pelle (http://parolemate.blog.tiscali.it/). Adesso ricomincio da qui, dove mi pare di aver trovato cio' che cercavo perche' i miei pensieri, le mie parole fossero meglio accessibili. Comincero' veramente presto. Per il momento pazienzate per questa fase transitoria.