Tuesday, July 11, 2006

Tanto semplice da essere complesso. Tanto complesso da essere semplice

C'è schizofrenica attesa attorno ai Radiohead. I fan adoranti osannano le nuove canzoni presentate live durante alcune date maggioline. I catastrofisti vedono nel primo lavoro solista di Thom Yorke i prodromi dello scioglimento. Noi proviamo ad applicare il vecchio proverbio, per cui la verità sta nel mezzo, e ipotizziamo che visti i precedenti, il prossimo album dei Radiohead potrebbe essere l'ennesimo passo avanti nella loro personalissima ricerca sonora. E che Yorke possa legittimamente sentire la necessità di far sentire la propria voce in libertà. Libertà che qui permette alle corde vocali del nostro di dare fondo a tutto il repertorio, dalla versione malinconica che lo ha reso celebre al falsetto trasognato.


Non si tratta del primo lavoro solista di un membro della band di Oxford, ma Bodysong di Johnny Greenwood era solamente una colonna sonora, non un vero e proprio album. Come invece si presenta questo The Eraser, registrato col solo aiuto del produttore Nigel Godrich. Musicalmente parlando siamo dalla parti dell'accoppiata Kid A/Amnesiac, con basi elettroniche più o meno elaborate a fare da tappeto per le melodie celestiali dell'ugola di Thom. Ad un primo ascolto sembra proprio che si ricalchino gli stilemi di quel periodo, senza che nulla venga aggiunto, ma semmai sottratto (le chitarre) (And It Rained All Night ). Altre volte pare essere immersi ancora più in profondità nel passato, con una Black Swan che sarebbe potuta essere tranquillamente un lato b di Ok Computer.


Ma scavando un po' più a fondo, ci si accorge che questa apparente semplicità dei brani, nasconde stratificazioni successive non banali. Non capita quasi mai, infatti, che la struttura del brano ricalchi il modello strofa-ritornello classico nel rock. Ascoltando attentamente ci si accorge di come esistano piccoli scarti sonori, vocali o tutt'e due assieme che portano verso nuovi significati e paesaggi musicali. Ogni ascolto si rivela così diverso dal precedente. Skip Divide è una salmodia robotica, disturbata da presenze spiritate sullo sfondo e con una voce (quella di Yorke) mai così “baritonale”. In The Clock, addirittura, è la voce stessa a sottolineare la ritmica, confondendosi tra gli strumenti. Forse è questo uno degli intenti di Yorke: essere un musicista e non il front-man dei Radiohead.

1 comment:

patriziamm said...

mi puoi aiutare?
guarda www.stoppingwar.blogspot.com
se ti va lo linki con altri?

sto pensando anche ad una live performance per la pace.. stile fabsixties

Jimmy Cliff non c'è più ma era pacifista