Saturday, April 14, 2007

gloria gaynor

neanche il tempo di riprendermi dalla pasqua, di riprendere il ritmo quotidiano. passo un bel giovedì, con il lavoro che va liscio - faticoso ma liscio - tanto da pensare di cominciare a vedere la luce alla fine del tunnel. mi sono anche portato a casa la primavera di parigi, una di quelle primavere che mi piacciono tanto: sole caldo, ma secco, i fiori sui rami degli alberi e le ragazze in gonna leggera. passo anche una bella serata: aperitivo con gli amici e seguente cena scazzata sotto il dehor, mentre le strade si fanno blu e poi nere.

tutto questo e poi ti svegli il venerdì mattina: boom! non è stato così grave, ma una macchina mi è entrata dal portabagagli mentre me ne stavo in coda sull'autostrada. non è stato grave, perché sono qui a scriverne. illeso e lucido (a meno che questo aldilà non sia una copia-carbone dell'aldiquà). non è grave perché ho compilato la constatazione amichevole, firmando con le mie mani. perché ho fumato un milione di sigarette mentre seduto sul guard rail guardavo i paramedici portare via i feriti. e i morti.

non è grave perché arrivato a padova mi sono messo a scherzare con gli studenti, sotto un sole sardonico: ora splendente, prima impotente contro la nebbia, in quell'inferno. non è grave perché guardo ancora il seno di f. con i miei occhi e mi piace come un fiume di montagna che forma una pozza e una cascata. il seno di f. è quell'acqua fresca dove bagnarsi dopo aver scalato la parete o salito il sentiero. acqua che ti fa male inghiottire, ma rigenera, rilassa. ti fa sentire vicino alla natura che mi pare non esista più. è quello stesso odore di piscio e sterco, se sotto il portico ti pare un insulto, qui - all'ombra del seno di f. - pare un salmo a dio, un dio spinoziano, privo di forma, astratto e algido - una cattedrale di ghiaccio nella foresta artica - una poesia di baudelaire, una tour eiffel vista da montmartre, il taj mahal dei sensi, del benessere, l'apollo di armstrong.

ecco. sto qui. all'ombra del seno di f. e mi dico che tutto va bene. ma perché mi sento così stanco? così fuori sincrono (più del solito, almeno)? perché quasi non mi pare giusto? e non mi va di pensare alle solite banalità sulla precarietà della vita. perché non ho pensato neanche per un secondo di morire, di non uscire vivo da quell'inferno. ma ho pensato quanto sarebbe facile non fare la fatica per uscirne. che in fin dei conti qualcuno potrebbe non averne interesse, non voler tornare qui, all'ombra dei seni di f. e noto che non siamo in molti, nonostante il seno matronale di f. faccia un'ombra piuttosto vasta. come se molti che hanno comperato il biglietto per sedere qui, poi non siano venuti. o come se fossero stati chiamati e avessero risposto che arrampicarsi fin quassù fosse troppo faticoso, che non ne valesse la pena. come dargli torto? la vista non è nemmeno male, ma è costellata di cadaveri, di tutti i tempi e morti in ogni modo. è un paesaggio per stomaci forti. e l'ombra, in certe ore del giorno, si restringe tanto che almeno alcuni di noi si ustionino ugualmente.

autostrada 13: 13 aprile 2007

rughe di terra
incise di nebbia.
ferri contorti
penetrano le carni.
fumo. e odore
di sangue.

non si prova niente
nessuna paura:
si muore in silenzio.
qui
si muore per niente.

3 comments:

Anonymous said...

meravigliosa questa tua

Boaz E. Timmons said...

zio bonino, bos...
solo una pregunta: chi è f.?

Anonymous said...

f. è un sogno cui ti aggrappi quando sei giù, una meditazione estetica, un pensiero veloce come il vento ma pesante come i sentimenti...

...'mazza come sono 'profondo', in 'sti giorni...