eccovi una lista dei top 50 albums of 2006 che mi pare più seria (per lo meno non vi compaiono gli artic monkeys...)!
finalmente ecco in alto in classifica i lavori di yo la tengo, tapes 'n' tapes, scott walker e qualche sorpresa.
prima della fine dell'anno posterò anche le mie preferenze, per il momento godetevi quelle dello staff di pitchforkmedia.
Wednesday, December 20, 2006
pensavate che me ne fossi dimenticato?...
Posted by Anonymous at 7:07 pm Labels: classifiche 2006, musica 2 comments
altre due classifichine di fine anno...
con un breve passaggio da feltrinelli international, tra un ultimo regalo, un dvd in offerta e post punk 1978-1984 di simon reynolds, ho comperato un altro paio di riviste internazionali di musica. con annesse le relative classifiche di fine anno...
cominciamo dalla francia di les inrockuptibles. la top ten di fine anno recita così:
1. artic monkeys - whatever people say i am, that's what i'm not
2. tv on the radio - return to cookie mountain
3. bonnie 'prince' billy - the letting go
4. css - cansei de ser sexy
5. kenny arkana - entre cinment et belle étoile
6. midlake - the trials of van occupanther
7. grizzly bear - yellow house
8. sibylle baier - colour green
9. nathan fake - drowing in a sea of love
10. miossec - l'entreinte
e sui cugini d'oltralpe si potrebbe commentare che il loro tipico sciovinismo li spinge a inserire nella loro top list 3 album francofoni (in totale nella top 50 sono 8, tra cui anche l'ultimo lavoro di charlotte gainsburg), ma chinano la testa alla terra d'albione, con gli artic monkeys in prima posizione. e qui ci sarebbe da dire molto, ma male...
passiamo al new musical express, il settimanale che ha il primato di hype inutile attorno a band inutili, ma che continua a fare opinione nel regno unito (e non solo)...
1. artic monkeys - whatever people say i am, that's what i'm not
2. yeah yeah yeahs - show your bones
3. muse - black holes & revelations
4. hot chip - the warning
5. css - cansei de ser sexy
6. gnars barkley - st elsewhere
7. the long blondes - someone to drive you home
8. the strokes - first impressions of earth
9. kasabian - empire
10. my chemical romance - the black parade
qui evito di dire nulla sulla prima posizione...
le cose che mi stupiscono sono: icss così in alto in classifica (e il discorso vale anche per les inrcokuptibles, ovviamente), the strokes addirittura tra i top 10 (secondo me dopo l'esordio, il resto è stata fuffa), i kasabian alla nona posizione (buon album, ma non da top ten, secondo me).
discorso a parte meritano la terza e la decima posizione, dove il patriottismo oscura la capacità di giudizio: i muse non sono mai stati così barocchi e inutili, i my chemical romance hanno un buon singolo, un buon look, ma il resto del disco non mi convince.
aggiungo solo per dire che allegato a nme (che in italia costa 3 euri e mezzo) c'è una bella compilation della modula records, con wolfmother, new young pony club e the avalance, tra gli altri.
per les inrcokuptibles, invece, addirittura doppio cd: il primo con 10 brani del best of 2006, il secondo con dieci band promettenti per il 2007 (tra cui ritroviamo i new young pony club).
piccola pecca che farà tanto piacere al buon vecchio barto: scorrendo le classifiche si nota che i clap your hands say yeah! fanno capolino in entrambre le riviste, al 17mo posto per i francesi, al 27mo per gli inglesi. ma allora 'sto esordio è del 2005 o del 2006? la diatriba assomiglia a quella che si è scatenata lo scorso anno a proposito degli arcade fire. vedremo come va a finire... intanto possiamo dire che allmusic.com censisce l'album omonimo dei clap your... come uscito nel 2005. la bibbia pitchforkmedia lo ha recensito in data 22 giugno 2005. anche in italia ondarock.it lo registra come un album del 2005. ma sti giornalisti inglesi e francesi dove vivono? mah...
Posted by Anonymous at 12:14 pm Labels: classifiche 2006, musica 1 comments
Monday, December 11, 2006
a volte ritornano (per fortuna)
anche solo per la bellezza del packaging, la ristampa ampliata (con DVD) di tre volte lacrime dei diaframma, meriterebbe di essere comperato a occhi chiusi. se poi aggiungete che la versione originale dell'album è stato ampliato con 9 demo inediti dei brani originali e che nel DVD ci sono estratti live dell'epoca (l'album è dell'ottantasei), magari registrati con mezzi così e così, ma così seducenti (un mio collega di musicbOOm direbbe postmoderni), come resistere?
magari tre volte lacrime non è l'album migliore dei tre ristampati (ci sono anche boxe e il capolavoro siberia), ma contiene alcune canzoni che per chi ama i diaframma, non potranno non far sobbalzare il cuore: la titletrack, marisa allasio, spazi immensi, libra... devo dire che sono molto contento che federico fiumani, deus ex machina della band abbia dato modo anche ai giovani che oggi ascoltano l'ondata di gruppi che si ispirano alla new wave, di ascoltare una delle poche schegge di new wave italiana mai esistita. e di che qualità...
a questi tre cofanetti fa pendant obbligatorio albori uscito lo scorsa primavera, contenente i brani dei diaframma prima dell'esordio ufficiale con siberia.
Posted by Anonymous at 10:44 pm Labels: musica 1 comments
dal canada alla ricerca dell'islanda...
lui si chiama justin langlois. viene da windos in ontario (canada). i london apartments sono un complesso residenziale per studenti, poco lontano dal campus universitario. la sua musica viene da una chitarra elegante, le scariche statiche della sua televisione, i sogni degli immensi cieli invernali, blu petrolio quando il giorno trascolora nella notte. luoghi magici dove i lampioni diventano soldati (streetlights are soldiers), dove vivere l'estate occupa troppo tempo (summer takes all my time). un'esperienza sonora vicina alle magie statiche dei sigur ros e dei mùm. ma aggraziati, suadenti com solo un profondo lavoro sulla propria idea di musica può produrre.
su my space, con i brani in streaming
Posted by Anonymous at 10:35 pm Labels: musica 0 comments
Saturday, December 02, 2006
cominciano i best of 2006...
arrivano le prime riviste di dicembre e subito apriamo con le migliori canzoni del 2006. Uncut ne propone 15 nel classico cd allegato:
15 brilliant tracks from uncut's album's of the year
1. artic monkeys - whothefuckarearticmonkeys
2. clap your hands say yeah - unpon this tidal wave of young blood
3. joan as policewoman - the ride
4. drive-by truckers - wednesday
5. sufjan stevens - adlai stevenson
6. midlake - head home
7. jenny lewis with the watson twins - rise up with fists!
8. scritti politti - the boom boom bap
9. band of horses - the great salt lake
10. hot chip - no fit state
11. ali farka toure - ledi columbe
12. cat power - lived in bars
13. esperes - moon occults the sun
14. the flaming lips - the yeah yeah yeah song
15. joanna newsome - cosmia
al di là delle considerazioni che si possono fare sulle scelte, sempre e comunque opinabili, colpisce la scelta di un brano di ali farka touré all'interno di uno scenario altrimenti quasi escusivamente indie. certo che ali farka touré ci ha lasciati da poco e ci mancerà tantissimo...
Posted by Anonymous at 12:35 pm Labels: classifiche 2006, musica 4 comments
Wednesday, November 29, 2006
I lati positivi del MEI...
tra i banchetti che occupavano in ordine sparso i padiglioni della fiera, ne ho scovato uno che aveva un sacco di cd bellissimi, tra i quali era veramente difficile decidere cosa portare a casa...
quando però ho visto la raccolta dei theoretical girls di glenn branca... non ho proprio più resistito! Sono contento: volevo dirlo, perché i brani sono eccezionali!
Posted by Anonymous at 6:03 pm Labels: musica 0 comments
Monday, November 27, 2006
Faenza 2006: MEI I Sing Alone?
il nostro stand era simpaticissimo: con un euro gli amici di salerno davano la possibilità di giocare alla riffa con in palio qualche cd (più o meno interessante), abbiamo offerto nutella e rhum un po' a tutti quelli che si fermavano, abbiamo raccolto demo a iosa, iscrizioni al concorso "today i'm rock", visto qualche live set deprimente, qualche live set buono, visto le solite facce da indie (?), incontrato qualcuno di nuovo...
...era la mia prima volta al meeting delle etichette indipendenti e la prima cosa che ho notato è che non c'è praticamente niente di indipendente... chi non c'era tra le etichette, ha implicitamente dichiarato da che parte sta in questa storia. che le facce fossero sempre le stesse che si vedeno al covo o al rainbow, piuttosto che al new age o al circolo degli artisti, mi fa pensare che il mercato indie non sia esattamente un mercato in espansione. che poi praticamente tutti quelli che passavano dal nostro stand di musicboom fossero in qualche modo accreditati, mi fa pensare che non ci siano stati poi molti a comperare i bilgietti (idea confermata anche dall'assenza di qualsiasi tipo di coda alla biglietteria, mentre era piuttosto nutrita al ritiro accrediti...). il fatto che in questo lunedì post-mei nella mia casella di posta elettronica alcune etichette abbiano depositato lanci stampa che annunciano prossime uscite di band underground (o indie se preferite), mi fa pensare che forse non capisco il significato della parola 'indipendente' che segue a 'etichette' in mei. che fosse anche presente la ECM, che mi ha anche regalato un cd-sampler per il solo fatto di essermi fermato da loro (ah i teutonici!) mi fa dubitare ancora di più del significato della parola 'indipendente': ok che il jazz oggigiorno è una specie in via di estinzione (o continua contaminazione), ma addirittura tra i teenager della indie generation... vabbé...
chiudo registrando che la cena di sabato, "specialità romagnole a prezzo fisso" era sì buona, ma che il prezzo fisso non comprendeva nemmeno uno straccio di piada... e allora mi domando cosa significhi la parola "romagnole" nella dicitura dell'offerta se una volta seduto con le gambe sotto la tavola, non riesco a capire se sono a reggio, a bologna o a milano...
...vabbè, almeno ho recuperato la raccolta dei theoretical girls di glenn branca di cui spero di riuscire a parlare presto in modo più esuastivo. intanto me li godo in repeat...
Posted by Anonymous at 11:37 pm Labels: attualità, musica 1 comments
Monday, November 20, 2006
bonus track: alcune foto del concerto di possagno (estate 006)
ci hanno fatto mobilitare per ascoltare un set di meg, ex 99 posse, fatto di cassa dritta o poco più: una noia mortale. i veri protagonisti erano loro: i professional business!
john cultman rischia l'orgasmo suonando il sax...
qui anche con polly kane dietro il microfono: il doctor g momentaneamente al chiosco dei rinfreschi...
Posted by Anonymous at 3:49 pm Labels: live, musica 3 comments
take it easy while you're trying to forget
professional business
doctor g, gas, john cultman e maurizio de vaden sono tornati nei nostri lettori cd. e finalmente con una demo di alta qualità, cui non mancano le voci (?!).
la prima prova mi aveva convinto per la varietù delle influenze e la ricchezza delle sfumature che l'ampio uso di fiati permette loro. ma mancavano le parti vocali, che da vivo riescono a essere decisive. qui ci sono, in tutte e quattro le tracce (con una junkie billie bob in italiano). il mondo musicale dei nostri è sempre lo stesso, ovvero l'indie rock di tutto il mondo. a cominciare dai pavement che pervadono la nervosa five hours, soprattutto nel finale, dove sembra di sentire uno dei figli legittimi della band di stephen malkmus, ovvero i preston school of industry dell'altro ex-pavement Scott Kannberg.
apre le danze una intimistica pavement in my back (per chi non avesse ancora capito...), dove a farla da padrone è un riff di chitarra stoppata e il giro di sax, mentre la voce è un po' stentata: niente stonature, per carità, solo qualche incertezza. jules verne è costruita sul riff migliore del demo. la voce di gas è più sicura e rotonda. belli i cori del ritornello, che dimostrano come non siano le capacità vocali a mancare, ma soltanto la sicurezza dietro al microfono. la già menzionata five hours è un mid tempo che più slaker non si può. complimenti. ma la mia canzone preferita è la finale junkie billie bob, boogie esistenziale dal divertente testo in italiano. qui emergono tutti i lati migliori della musica dei professional business: l'istrionismo di john cultman, il solidissimo e metronomico basso di gas, il gusto per il riff del doctor e la capacità di esplodere di tutto l'ensemble. peccato duri solo 3 minuti e 41 secondi: fosse stata data a tim rutili, ne avrebbe fatto un concept album...
rimane solo una domanda: a quando dal vivo? del resto ci frega poco...
Posted by Anonymous at 3:31 pm Labels: musica 2 comments
Monday, November 13, 2006
Dopo lungo silenzio non potevo tacere sul nuovo demo dei Professional Business
Proprio così: è uscito il nuove demo dei Professional Business, registrato allo Shell Studio lo scorso ottobre. Il doctor g, john cultman, gas e maurizio de vaden sono tornati in pista per quattro tracce scaricabili dal loro spazio su myspace. Presto una disanima più accurata. Intanto: accattatevelo!
Posted by Anonymous at 3:45 pm Labels: musica 2 comments
Monday, October 23, 2006
Stupido sensazionalismo...
Stamattina sento al giornale radio di Radio2 che è stato scoperto il gene che regola la nostra percezione del dolore. Si chiama in una qualche maniera complicatissima e sembra che se disattivato impedisca all'organismo di provare dolore fisico. Interessante: la scienza impara sempre qualcosa di nuovo su funzionamento del corpo umano, quasi in una visione illuministica del progresso. Ma l'autore del servizio ci mette qualcosa in più, sbraca, dicendo che presto sarà possibile utilizzarlo per non farci soffrire più quando abbiamo traumi o dobbiamo essere operati o chissà che altro scenario stava dipingendo: non lo ascoltavo più...
Ma come? Qualsiasi genetista che sia degno di questo appellativo mi dice che si tratta di un "forse" grande come una casa. Magari succede che la ricerca si blocca per anni, perché non gli scienziati non hanno idea di come continuare. Forse è una scoperta che non serve a niente. Forse si capiranno i meccanismo tra qualche decina di anni. Insomma: i dubbi e le domande sono tante e con risposte impossibili. Allora perché parlare di "presto ecc."? Sensazionalismo che mi fa incazzare come una bestia.
Posted by Anonymous at 6:06 pm Labels: attualità 1 comments
Sunday, October 08, 2006
La festa
E poi mi sono alzato quasi bene
con un’allegria molto cittadina
con quegli strani struggimenti
da domenica mattina.
L’odore del giornale è sempre un’emozione
non leggo le notizie, non c'ho testa
aspetto il pomeriggio con furore
del resto anche aspettare fa parte della festa…
e questa allegria solitaria
si espande alla gente, alle cose
si mescola nell’aria.
Son proprio dei poeti gli uomini
son proprio teneri e incantati
non riesci più a strapparli alle loro speranze
ci sono incollati!
Seduti in assolati ristoranti
che hanno le terrazze proprio sopra il mare
c’è come un’atmosfera più leggera
che si unisce al gusto del mangiare
oppure in una fiera
felici come si ringiovanisse
coi pesciolini rossi
e con le solite montagne che non sono russe...
coi fuochi artificiali e le paste
tutto ritorna fuori
sono rutti di gioia le feste.
Son pieni di energia gli uomini
son proprio sani e scatenati
non riesci più a strapparli alla loro allegria
ci sono incollati!
E poi c’è l’orgia delle discoteche
dove ti butti e balli come un matto
è irresistibile e persino chi non vuole
si dimena, si dondola tutto.
La musica da ballo
è l’unico linguaggio che riunisce il mondo
c’è chi ci gode smisuratamente
e c’è chi si lamenta della vita sgambettando
e oltre alle note si avverte
il senso dell’aria senza note
che è l’aria della morte!
Son pieni di risorse gli uomini
sono animali liberati
non riesci più a strapparli alle loro emozioni
ci sono incollati!
E poi c’è il salariato del piacere
che propina storie colorate e grasse
un bel film con dentro tutti gli ingredienti
che piacciono alle masse
che stanno lì inchiodate
e si divoran tutto senza protestare
gli si potrebbe dare in premio
un bel barattolo di merda per duemila lire
e senza esitare un momento
sarebbero pronti a scannarsi
per quel divertimento!
Son proprio deficienti gli uomini
ormai son proprio devastati
non riesci più a strapparli alla loro idiozia
ci sono incollati…
Posted by Anonymous at 9:58 pm Labels: attualità 0 comments
Thursday, September 28, 2006
Un po' di musica copyleft....
Scrivo un piccolo post per segnalare un interessante realtà della Rete, che si prefigge di distribuire musica libera dalla SIAE. Si tratta di (L)eft - produzioni musicali libere. Vi consiglio di perdere un po' di tempo a leggere i post e - soprattutto - ad ascoltare la musica che le varie "etichette" che cadono sotto il suo accogliente ombrello offrono: non ne rimarrete delusi...
Personalmente ho una passione smodata per le creature dei Dischi di Marte, soprattutto per Giordano di Fiore e Tetraedro (ma non sono geniali i tre pezzi proposti? Carmelo Bene mi fa andare giù di testa!
(L)eft - produzioni musicali libere
Dischi di Marte
Posted by Anonymous at 10:52 pm Labels: musica 0 comments
Tuesday, September 19, 2006
Ambientalismo o ecologia?
Che rapporto abbiamo con la città e il territorio in cui viviamo? Come hanno cambiato il modo din intendere lo spazio le tecnologie dei trasporti? Che cosa significava il secolo scorso l'avvento della città industriale? E oggi?
Sono solo alcuni spunti attorno ai quali si rifletterà a Bologna durante la "rassegna" (e non l'ennesimo festival) Storia e Ambiente. Saranno presenti personaggi di spicco a livello mondiale, come John McNeill, autore di un meraviglioso libro sulla storia dell'ambiente, l'architetto Mario Botta, il geografo Franco Farinelli (se non l'avete ancora fatto, procuratevi e divorate il suo Geografia edito da Einaudi) e tanti altri.
Uno dei punti nodali è capire che senso hanno gli ambientalismi nel mondo di oggi, quando anche la scienza ha figliato la propria disciplina in questo settore, l'ecologia (che non significa fare ecologia rispettando l'ambiente, ma studiare i rapporti che regolano i territori e gli ambienti). E di lì un passo avanti: quali margini di intervento? E in che direzione?
programma della rassegna qui: www.storiaeambiente.it
Posted by Anonymous at 10:45 am Labels: science 0 comments
Wednesday, September 13, 2006
Scrivo un libro sulla ricerca scientifica. Anzi no: un romanzo (rosa)
Il 15 ottobre del 1951 Carl Djerassi sintetizzò il primo contraccettivo orale, il primo avo della moderna pillola contraccettiva. Pur non avendo vinto il Nobel - e credo anche per motivi "etici" - Djerassi ha scritto più di 1200 articoli di chimica e sette monografie. Ma ora la sua attività principale è la "fantasia sulla scienza": inventare storie basate sulla scienza, ma senza essere fantascienza.
In questo romanzo, che fa parte di una tetralogia, mi ha molto colpito la franchezza con la quale si parla anche male dell'ambiente scientifico. Ci sono ciniche ricercatrici disposte a qualsiasi "sacrificio" pur di fare carriera. Emergono caratteri decisi e cocciuti, intrighi tra le mura dei dipartimenti e si fa un sacco di sesso. Ecco, non capisco perché praticamente tutte le donne del romanzo siano bellissime e disponibilissime. Addirittura trovano attraente l'inesperienza del giovane ricercatore, quando nella vita reale chi non sa scopare viene di solito messo alla porta... E gli uomini non è che siano da meno, sempre affascinanti e senza un chilo di troppo.
Diciamo che la lettura è interessante perché attraverso il romanzo si capiscono molte cose di come funziona il mondo delle scienze: pubblicazione su riviste, referaggio, carriera accademica, rapporti tra scienziati, ecc. Allo stesso tempo è divertente perché è un libro pieno di amore (in tutti i sensi), quasi un Harmony o un romanzo d'appendice. Sinceramente scrivessi io un libro così, nessun editore lo vorrebbe mai pubblicare. Figuriamoci addirittura tradurlo in un'altra lingua...
Ma l'autore de Il dilemma di Cantor è Carl Djerassi, il primo uomo che ci ha liberato dall'incubo del "lotto vaticano", dal salto della quaglia e, in fin dei conti, ci ha reso la vita un po' più divertente. E rosa.
Posted by Anonymous at 6:42 pm Labels: libri, science 0 comments
Sunday, September 10, 2006
Posted by Anonymous at 11:00 pm Labels: pics 1 comments
Saturday, September 02, 2006
Considerazioni esistenziali sulla musica ggiovane nel mese di agosto. Ovvero: primi due giorni del Fosbury Festival a Galliera Veneta (PD)
I Valentina Dorme non deludono mai. Mario Pigozzi Favero ha carisma da vendere e sul palco ne fa un uso intelligente. Mai sopra le righe, ma sempre trasportato verso il climax dei brani, la chitarra al servizio dei brani e dei brandelli di storie che esse raccontano. Ma quello che ho notato ieri sera è che il lavoro di cesello e cucitura non è fatto dalle melodie accennate, trattenute, esplose, ma dall'ossatura di un basso che continua a riprendere le schegge ritmiche della batteria e le trame melodiche, riportando tutto a casa. I brani oramari sono, per me, dei classici: nella mia personale discografia, i Valentina Dorme occupano gli spazi del cuore e una fetta del mio immaginario in bianco e nero.
Non capisco invece la monotonia delle altre proposte. Monotonia che sfocia nella quasi totale mancanza di personalità musicale, artistica. Tante band tutte uguali a qualcosa di già sentito prima e meglio. Tutti finti divi, costretti a elogiare il banale della quotidianità, ma senza crederci. Queste sublimazioni di incapacità più alte mi fanno vergognare: per la cecità, la scarsa autocritica, la quasi assente curiosità. Si salvano qualche ideuzza dei By Popular Demand, che si vede essere nati per il divertimento di chi suona senza troppe pretese, e qualche raro feedback dei Redworm's Farm. Il resto è una desolante parata di corpi umani che vorrebbero essere altro, tanto tra i musicisti, quanto tra gli ascoltatori. Con buona pace di tutti i nerd, cui peraltro sono affezionato, che credono che solo quando sotto il palco ci si conosce tutti, allora si può parlare di buon concerto.
www.valentinadorme.it
www.fosburyrecords.org
Posted by Anonymous at 10:19 am Labels: musica 2 comments
Wednesday, August 30, 2006
Di ritorno dal viaggio...
Tornato da un agosto dedicato a un viaggio attraverso la Spagna, soprattutto quella di Federico García Lorca e della Seconda Repubblica, apro La Repubblica e non posso non condividere con voi alcune righe di Francesco Merlo, proprio mentre andavo cercando un senso al ritorno a casa, alla propria routine.
“Il turista moderno è un uomo in vacanza antropologica: vacanza di lavoro, vacanza mentale, vacanza morale, vacanza sessuale. I turisti sono uomini per una volta l'anno in curva sud, uomini dediti appunto alla vacanza, all'attività del vacuo, del vuoto, uomini torricelliani.
Eppure l'uomo è infelice perché si scopre vuoto torricelliano, abitante della vacanza, vacante o vacanziero. E per non sentirsi un recipiente di vuoti, in odio alla vacanza esistenziale si trasforma in ragno che elabora i fili, e lavora, ed è felice se non va in vacanza, e sa di lavorare sempre perché come dice Dino Risi citando Conrad:'Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?'.
Dunque “solo” chi pensa al lavoro come dannazione biblica va in vacanza. Si rifugia nel turismo chi, già durante l'anno, non ha prodotto nessun filo di quella ragnatela. Il turista fatica e ozia, mai lavora e riposa. E si sente turista in vacanza chi, ovunque si trovi, è abituato a stare lontano daa se stesso, chi è sempre e comunque un turista in vacanza perché sempre protagonista di un'occupazione faticosamente inattiva, come la biella che si muove in un motore senza olio."
Posted by Anonymous at 10:09 am Labels: attualità 0 comments
Thursday, July 20, 2006
Sempre e comunque dalla parte di Spessotto
Mantova è una città strana, fatta di forti contraddizioni: la raffineria e piazza Sordello, la provincia profonda e il festival della letteratura (o il controfestival). Anche palazzo Te soffre di queste intime lacerazioni: il parco è lambito da un'accozzaglia di palazzoni sgraziati e grigi. Ma il giardino interno è quanto di meglio si possa desiderare per ascoltare Vinicio Capossela dal vivo.
Entra in scena con il suo ultimo costume da minotauro e per l'inizio dello show ci trasporta nelle sue personalissime e attualissime interpretazioni dell'antichità e del mito (Brucia Troia, Non Trattare). La band è composta oramai da una piccola orchestra (3 fiati, un addetto alle chincaglierie elettroniche, contrabbasso, chitarra e batteria). Il suond è reso ancora più affascinante dal contesto (le ombre che si stagliano sui muri secolari) e il teatro di ombre che due attori e una regista creano dietro al telo che fa da sfondo al palco. Vinicio è in forma strepitosa, con la voce mai così duttile dal vivo. Ed è consapevole del suo carisma e delle sue capacità.
Nella parte centrale, dedicata al mondo western, suona per lo più la chitarra e ne escono gioielli che ricordano i Giant Sand (o i Calexico, per i palati meno fini), ma non disdegna di citare il vecchio Boss, almeno nelle sue versioni più roots-oriented. Il Marajà arriva sul palco di sete vestito, parrucca estemporanea e energia a piene mani. Ma la qualità maggiore di Vinicio, la sua capacità di essere delicatamente perfido nelle parole, emerge nella bellissima Nutless. Sarebbe bello che il popolo dell'aperitivo, di cui anche il parco di palazzo Te conosce una originale versione (con tanto di sabbia di mare riportata tra l'asfalto e i tigli), si riconoscesse nella coppia che nelal canzone si sta sfaldando, nonostante si provi a essere felici facendo la spesa all'iper il sabato, adeguandosi ai costumi vigenti. Ma alla domanda "dov'è che siam rimasti a terra?", Nutless non risponde. Non può rispondere, perché le orecchie di chi ascolta sono foderate di merda. Putrida, schifosa, ripugnante merda.
La festa finale con Vinicio-gladiatore che presenta i musicisti in un latino maccheronico è solo il preludio all'orgia di corpi del bis, che inizia con il Ballo di San Vito. E si trasforma in trattato di poesia con la latinoamericaneggiante Che coss'è l'amor. Alla fine ce ne ritorniamo alle nostre macchine soddisfatti, la sensazione di avere assistito a un grande show, offerto alle masse da uno dei migliori show man in circolazione. Oltre che ottimo musicista e autore, ovvio.
Posted by Anonymous at 7:24 pm Labels: live, musica 2 comments
Tuesday, July 18, 2006
Tuesday, July 11, 2006
Tanto semplice da essere complesso. Tanto complesso da essere semplice
C'è schizofrenica attesa attorno ai Radiohead. I fan adoranti osannano le nuove canzoni presentate live durante alcune date maggioline. I catastrofisti vedono nel primo lavoro solista di Thom Yorke i prodromi dello scioglimento. Noi proviamo ad applicare il vecchio proverbio, per cui la verità sta nel mezzo, e ipotizziamo che visti i precedenti, il prossimo album dei Radiohead potrebbe essere l'ennesimo passo avanti nella loro personalissima ricerca sonora. E che Yorke possa legittimamente sentire la necessità di far sentire la propria voce in libertà. Libertà che qui permette alle corde vocali del nostro di dare fondo a tutto il repertorio, dalla versione malinconica che lo ha reso celebre al falsetto trasognato.
Non si tratta del primo lavoro solista di un membro della band di Oxford, ma Bodysong di Johnny Greenwood era solamente una colonna sonora, non un vero e proprio album. Come invece si presenta questo The Eraser, registrato col solo aiuto del produttore Nigel Godrich. Musicalmente parlando siamo dalla parti dell'accoppiata Kid A/Amnesiac, con basi elettroniche più o meno elaborate a fare da tappeto per le melodie celestiali dell'ugola di Thom. Ad un primo ascolto sembra proprio che si ricalchino gli stilemi di quel periodo, senza che nulla venga aggiunto, ma semmai sottratto (le chitarre) (And It Rained All Night ). Altre volte pare essere immersi ancora più in profondità nel passato, con una Black Swan che sarebbe potuta essere tranquillamente un lato b di Ok Computer.
Ma scavando un po' più a fondo, ci si accorge che questa apparente semplicità dei brani, nasconde stratificazioni successive non banali. Non capita quasi mai, infatti, che la struttura del brano ricalchi il modello strofa-ritornello classico nel rock. Ascoltando attentamente ci si accorge di come esistano piccoli scarti sonori, vocali o tutt'e due assieme che portano verso nuovi significati e paesaggi musicali. Ogni ascolto si rivela così diverso dal precedente. Skip Divide è una salmodia robotica, disturbata da presenze spiritate sullo sfondo e con una voce (quella di Yorke) mai così “baritonale”. In The Clock, addirittura, è la voce stessa a sottolineare la ritmica, confondendosi tra gli strumenti. Forse è questo uno degli intenti di Yorke: essere un musicista e non il front-man dei Radiohead.
Posted by Anonymous at 3:31 pm Labels: musica 1 comments
Una mattina a casa Piavoli
Raccogliamo ancora assonnati l'attrezzatura e Luca, romano spirito viaggiatore che ci raggiunge col treno. Prendiamo la macchina e ci avviamo verso le colline moreniche dell'alta mantovana, dalle parti di Solferino. Mattia è preparato per l'intervista. E chi meglio di lui, vista la sua appartenenza proprio a questa terra, alla Grande Pianura (e a me vengono in mente le note di Belonging di Keith Jarrett)?
Franco Piavoli abita in una vecchia e bella casa proprio in centro a Pozzolengo (che per una sorta di assurda - o quasi - coincidenza si trova in provincia di Brescia). Entriamo nel cortile, ci accoglie la moglie, che ci offre ristoro all'ombra del portico, in attesa di "Franco, che è uscito di corsa. Ma torna subito, perché sapeva che arrivavate". Ci guardiamo attorno: l'orto coltivato, il pergolato a vite. Tutto sembra pieno di vita.
Quando arriva Piavoli, io non me lo aspettavo così sorridente, gioviale. Chissà perché mi ero fatto l'idea che il suo isolamente dal grande business del cinema fosse la conseguenza di un carattere burbero, difficile. Invece le sue maniere sono dolci e il suo sorriso aperto. Vuole sapere un po' di noi, che ci raccontiamo ancora timorosi di fronte al maestro. Lui ci lascia sciegliere il posto dove intendiamo registrare e noi cerchiamo di scherzare, dicendo che "accoglieremo volentieri ogni suo consiglio". Lui sorride e dice che "no, perché il lavoro è tuo Mattia e devi decidere tu". Il sorriso è sincero e senza nemmeno rendercene conto giriamo quasi 40 minuti (ne servivano 10), ascoltando gli aneddoti sui suoi esordi, sulle difficoltà di essere uno sguardo originale e cercare di non allinearsi al mercato. Ma è quando parla di Umberto Bellintani che gli si illuminano gli occhi, che le mani non riescono a stare ferme. Ne parla come di quell'amico che gli era, raccontando delle passeggiate lungo l'argine del Grande Fiume o sulle morbide colline di Pozzolengo.
Dopo quasi due ore ce ne torniamo soddisfatti, onorati e contenti: abbiamo incontrato un maestro che ci ha accolti nella sua casa, ci ha regalato bellissime storie e profonde riflessioni.
qualche informazione su Franco Piavoli
Posted by Anonymous at 9:54 am Labels: cinema 0 comments
Wednesday, July 05, 2006
Alcuni numeri sulla scuola italiana...
Oggi il Sole24ore riporta alcuni dati molto interessanti. In Italia ci sono 10 studenti ogni docente (scuole primarie 2003), contro i 30 della Corea, i 20 del Giappone, i 15 degli Usa, similmente alla media UE fissata a poco quella cifra. Insomma: ci sono pochi studenti per ogni docente. Considerando che in Italia, dal 1960 al 2000, il numero degli insegnanti è aumentati del 40% a fronte di un calo di studenti del 37% (si parla di studenti e docenti delle scuole elementari), vuol dire che ci sono troppi docenti.
Un dato particolarmente significativo è la percentuale di laureati nella popolazione di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Ancora una volta in testa c'è l'Estremo Oriente, rappresentato dal Giappone (52%), seguito dalla Corea (47%) e dagli Stati Uniti (39&). La media UE si attesta al 29%, mentre quella italiana scende miseramente al 12%. In Europa "fanno bene" Spagna (38%), Francia (37%) e Regno Unito (33%).
Pochezza della situazione italiana che si riflette anche se scendiamo di livello scolastico e nella medesima fascia d'età andiamo a vedere la percentuale di diplomati: la media italiana e del 60% contro un 75% UE. Situazione che si aggrava considerando gli investimenti: il nostro Paese investe il 3,5% del PIL, contro una media europea del 3,8. A fronte di tale investimento, la spesa pubblica per gli studenti (dai 6 ai 15 anni) del 2002 è stata di 75.000 dollari americani, contro una media europea di 61.000: investiamo poco, spendiamo troppo e male.
Posted by Anonymous at 1:37 pm Labels: attualità 0 comments
Monday, July 03, 2006
Posted by Anonymous at 3:39 pm Labels: pics 0 comments
Friday, June 30, 2006
Biopolitica: un nuovo fantasma (più che concreto)
Due recenti libri aiutano a farci comprendere. Il primo è un vero e proprio Lessico di biopolitica (manifestolibri), pensato come un vocabolario, per orientare il lettore nella giungla dei termini. Leggendo le varie voci si può comunque individuare un processo storico che ha portato all'attuale situazione eterodiretta, attraverso un (inconsapevole?) disegno unitario. Ma emerge anche che biopolitici sono i problemi legati ai flussi migratori, al confronto con il diverso, il problema ecologico, la nascita del pensiero ambientalista, l'oscurantismo che ha caratterizzato i disastri tecnologici come Chernobyl.
Laura Bazzicalupo insegna Filosofia Politica a Salerno, e ha scritto Il governo delle vite. Biopolitica ed economie (Laterza) proprio a partire dalle tesi di Foucault, ma occupandosi soprattutto delle ricadute sull'economia dei paesi. Il potere biopolitico è sempre più anarchico, difficilmente decifrabile, avendo la capacità di nascondersi tra le emozioni e i sentimenti dei consumatori, spingendoli verso direzioni, ancora una volta, eterodirette. Due libri che possono servire sia da stimolo di riflessione, ma anche da monito. Non dimenticando di rileggere Foucault.
Posted by Anonymous at 10:17 am Labels: libri, science 1 comments
Monday, June 26, 2006
Amicizie sempre più difficili...
Un articolo apparso qualche giorno fa su repubblica racconta di uno studio che l'American Sociological Review ha da poco pubblicato e che dimostra esattamente quello che ho sempre pensato sul Nord Est: è più difficile che altrove fare nuove amicizie. Nel Triveneto si registra la percentuale più bassa di coloro che si dicono soddisfatti della propria vita affettiva e il numero più basso di "amicizie dichiarate" per intervistato. C'è da riflettere sul "ricco Nord Est".
Se mettono insieme questo studio con il bellissimo romanzo di Massimo Carlotto e Marco Videtta e intitolato proprio Nordest, non ne viene fuori un bel ritratto, proprio in un periodo come questo in cui gli echi dell'ecomafia si stanno facendo sentire un'altra volta.
Allora credo che sia giusto indagare sullo scandalo di calciopoli, indignarsi per la campagna referendaria (e lungi da me non sostenere una Costituzione scritta anche col sangue di chi è morto per questa nostra libertà), ma non dobbiamo dimenticare che il miracolo economico che ha trainato l'Italia dei ruggenti anni '80 lo stiamo ancora pagando salatissimo. E forse non smetteremo mai di pagarlo.
Posted by Anonymous at 11:07 pm 1 comments
Monday, June 19, 2006
Monday, June 12, 2006
Professional Business live @ Oficina Buenaventura
Oficina Buenaventura, Castelfranco Veneto
June 3rd 2006
Siamo in pochi seduti al bar dell'Oficina, quasi tutti amici. E ci sentiamo privilegiati: sentiamo di assistere a un piccolo evento, esclusivo, solo per noi. Il palco, piccolo e caldo come una sala prove, è allestito proprio di fianco al bancone e noi ascoltiamo bevendo prosecco, tra foto speculari e pareti arancioni.
All'inizio l'imbarazzo - loro e del pubblico - è palpabile: qualche incertezza negli attacchi, piedi che non si scollano dal pavimento. Ma mano a mano che la miscela di indie rock e funk si amalgama nelle orecchie, i Professional Business si sciolgono. John Cultman comincia la sua personale danza sciamanica, sospeso tra il proprio polistrumentismo (chiatarra disturbata, clarinetto, sax) e la voce che non riesce a farsi incanalare "solo" nel microfono. Gas sembra distante, ma le sue dita sulle corde del basso danno calore ai brani e il suo sguardo è di chi ha delle visioni "superiori". Il motore immobile di tutto lo show è però la chitarra del Doctor G, insancabile macchina da riff.
Certo non mancano i difetti. A cominciare da un ricerca di identità vocale che non è ancora terminata. La necessità di rodare i pezzi, specialmente quelli dove i cambi di strumento sono più frequenti. E forse anche una seconda chitarra non sarebbe fuori luogo, permettendo a John Cultman di proseguire le sue incursioni nel rumore, a Gas di dedicarsi ancora di più a tingere di funk la ritmica, alle pelli di svolazzare. Ma il divertimento è assicurato e mi piace la voglia – e la necessità – di esprimersi di quattro ragazzi veneti, attraverso una musica che non passa per le mode del momento. Se mi puntassero una pistola alla tempia e dovessi dire a chi assomiglia il loro sound, direi Broken Social Scene, ma il Doctor G mi ha assicurato che non ha mai avuto mezza intenzione di ascoltarli! Ah, dimenticavo: avrebbero dovuto suonare anche i Canadians, ma hanno dato forfait per problemi di salute. Nessuno li ha rimpianti per l'ora abbondante del set dei Professional Business.
Posted by Anonymous at 11:29 pm Labels: live, musica 1 comments
Monday, June 05, 2006
Wednesday, May 31, 2006
Dalle parti dell'etica, ma a partire dal rischio tecnologico
Le mele di Chernobyl sono buone. Mezzo secolo di rischio tecnologico di Giancarlo Sturloni, Sironi Editore
Ci sono due cose che mi hanno colpito del libro di Sturloni. La prima è piuttosto banale e di pancia, ma ciò non toglie niente della sua valenza emotiva e politica. In tutti i disastri che vengono raccontati è sempre possibile isolare un momento, poco più che un attimo a volte, in cui si poteva evitare tutto ciò che - di li a poco - avrebbe distrutto la vita di centinaia o migliaia di persone. C'è sempre l'occasione in cui un semplice 'NO!', magari urlato affinché si capisse ben, avrebbe potuto evitare l'inferno susseguente. Altre volte sarebbe stato sufficiente fornire qualche informazione utile per soccorrere le vittime, e si sarebbe minimizzato l'impatto dell'evento. Invece non sappiamo ancora oggi di quali sostanze erano composte le nubi tossiche di Bhopal e Seveso. Non sappiamo ancora veramente perché l'espeimento sul reattore di Chernobyl fu effettuato disinserdendo temporaneamentei i sistemi di sicurezza. E così per altri centinaia di episodi. C'è sempre stato qualcuno che ha taciuto, che non ha parlato per interesse. Non mi stupisce che ciò sia avvenuto, ma è la sensazione che in tutti questi casi, più la tecnologia a essere cannibale, sia l'avidità umana a darmi fastidio.
La seconda cosa, meno banale è più accademica a colpirmi, è la scoperta fatta nei primi capitoli del libro, che già dalla metà dell'Ottocento, studiosi di primissimo livello, conoscessero il problema dell'inquinamento, della sostenibilità (e quindi dell'incremento demografico) e anche del surriscaldamento globale. Il pensiero ecologico nasce già nella seconda metà del XIX secolo e ha impiegato quasi un secolo per diventare movimento politico. Quasi a monito per i posteri che le coscienze si adeguano sempre al dibattito con un certo ritardo. Talvolta grosso e, alcuni pensano, incolmabile. E qui penso alle visioni catastrofiste sulla fine del petrolio, ai cataclismi provocati dal surriscaldamento globale o alle paure delle biotecnologie, che "hanno messo in mano all'uomo il potere di Dio". Incuriosisce che per ognuno che la pensa a questo modo, c'è qualcuno che sostiene che non è vero che il petrolio sta finendo e che è tutto una montatura per tenere alti i prezzi. Che il surriscaldamento del pianeta è assolutamente normale e i cataclismi non avverrano a causa dell'effetto serra. Che non è vero che gli OGM fanno male e sarebbe opportuno che ognuno di noi si facesse clonare per avere una riserva di organi privata in casa di malattia. Ma se per ogni apocallittico c'è un integrato, è altrettanto vero che per ognuno di loro ci sono migliaia di persone che vivono senza nemmeno rendersi conto dei problemi. O fregandosene, che è la stessa cosa. Ma con una implicazione morale di altro spessore.
Posted by Anonymous at 5:09 pm Labels: cinema, libri, science 2 comments
Monday, May 29, 2006
Posted by Anonymous at 10:30 am Labels: pics 2 comments
Friday, May 26, 2006
2 + 2
Questa settimana ho messo insieme due pezzi di ragionamento e ne ho ricavato una nuova consapevolezza. L'argomento e' quello dei PACS. Mi sono chiesto come mai ci sia tanta ristrosia nella loro attuazione. Da una parte, lo sfondo culturale di matrice cattolica di molta parte della societa' italiana vorrebbe impedire l'introduzione dei PACS perche' cosi' facendo si permetterebbe alle coppie omossessuali di potersi unire in modo da vedere tutelato il loro legame da un punto di vista legale. Io credo che tutelare anche legalmente le unioni omossessuali significherebbe rispettare i loro sentimenti, come esseri umani prima ancora che come innamorati o altro. D'altra parte gli eterossessuali avrebbero la possibilita' di sciegliere, tra il PACS e il matrimonio civile (sempre posto che non ci siano diverse difficolta' burocratiche da affrontare). Ma non essendo possibile allargare anche agli omossessuali l'istituzione del matrimonio civile, sempre per la resistenza di cui scrivevo prima, i promotori dei Patti Civili hanno pensato che l'unico modo per non discriminarli (riservando cioe' i PACS soltanto agli omossessuali) era quello di permettere a tutte le coppie di potervi accedere. O almeno questa mi sembra una interpretazione piu' che possibile.
La risposta mi se e' presentata improvvisamente davanti agli occhi, come un'illuminazione. Se anche i single potessero adottare figli, significherebbe che tutte le coppie omossessuali (non legate da alcun documento legale valido per costituire una famiglia, o come diavolo volete chiamarla) potrebbero adottare dei figli, accedendo alle procedure di adozione come single.
Probabilmente la materia e' piu' complessa di come io l'ho esposta qui. Anzi: lo e' sicuramente. Ma sono profondamente convinto della concretezza della filosofia che l'ha generata. Senza alcuna zona d'ombra.
Posted by Anonymous at 4:53 pm Labels: attualità 7 comments
Tuesday, May 23, 2006
Monday, May 22, 2006
Trailer Is The Night #0
X-Men: Conflitto finale
Non avere una vasta conoscenza del mondo dei fumetti americani, sudata sulle tavole di John Romita Jr. o Jack Kirby, piuttosto che sulle storie e i personaggi di Sta Lee renderebbe difficile a chiunque capire il senso della storia della terza discesa dei mutanti sui nostri schermi. Ovviamente avendo visto solo il trailer...
La Casa Bianca non è più un posto sicuro. Per nessuno. Terribili guerrieri dotati di grandi poteri ninja, monaci allenati nel segreto di un monastero tibetano minacciano di riprendersi quello che appartiene al loro popolo di diritto. Cosa, non si sa. Uno penserebbe al Tibet stesso, da troppo tempo occupato dai cinesi maoisti. Ma trattandosi si film di fantascienza, sebbene di un sottogenere particolare, colloca la pellicola su un piano spazio-temporale diverso dal nostro. E questo spiega tutto. O quasi. I monaci vogliono riprendersi la Casa Bianca perché è quello il luogo da cui ha origine tutta la loro fede. A nulla varranno i tentativi di resistenza dei buoni soldati americani: navy seals, marines e swat tutti insieme. Ma anche questi monacacci cattivi, sebbene riescano a spostare oggetti col pensiero, sollevare auto con un sol gesto della mano, sbagliano. Eh sì, perché a me risulta che il ponte di Brooklyn, quello intitolato a Giovanni da Verazzano, si trovi sopra l'Hudson, proprio a New York. E non a Washington, dove si trova la Casa Bianca... Grandi poteri della mente, ma scarso senso pratico: bastava consultare una qualsiasi guida agli Stati Uniti, fosse una Lonely Planet o una Rough Guide... Ma non si preoccupino i fan dell'azione: c'è sempre un eroe sporco e cattivo, con il sigaro in bocca, che non si capisce se sia alleato con l'angelo che appare ad un certo punto (ovviamente reazione cattolica al Codice Da Vinci), oppure sia un tipo alla Bogart di Casablanca: piuttosto interessato a fare i proprio interessi, senza scheirarsi, uno di quelli che una volta chiamavano battitori liberi. Insomma: che battaglia finale sia!
Posted by Anonymous at 11:55 pm Labels: cinema, trailer is the night 0 comments
Thursday, May 18, 2006
Wednesday, May 17, 2006
La teoria dell'evoluzione di Darwin e la "mancanza di ignoranza"
In realtà si tratta di un post di un mesetto fa, ma che mi dispiaceva perdere nel "trasloco". Allora l'ho incollato qui sotto... Il professor Brian Alters, dell'Universita' di Montreal, in Canada, e' uno studioso di sociologia. In particolare si occupa dell'impatto sulla societa' di eventi, idee, campagne stampa, ecc. Recentemente voleva capire che tipo di riscontro sociale avesse la teoria del cosiddetto disegno intelligente, quella teoria molto diffusa dall'altra parte dell'oceano, che sostiene la necessita' di un'entita' superiore che abbi dato inizio alla vita sul nostro pianeta. La base di questa teoria sta nella convinzione, parzialmente suffragata dalla statistica, che le condizioni per la nascita della vita sono talmente complesse che non possono essersi verificate autonomamente, casualmente, per cosi' dire. I neo-creazionisti americani stanno combattendo da anni una battaglia contro il sistema scolastico perche' accanto alla teoria dell'evoluzione di tipo darwiniano si insegni anche la teoria del disegno intelligente, come due possibili interpretazioni dei fenomeni biologici. Dando per scontato, cosa piuttosto discutibile, che quella del disegno intelligente sia effettivamente una teoria scentifica consistente, al meno al pari di quella dell'evoluzione, vediamo cosa e' successo al professor Alters. Nel corso della sua carriera accademica aveva gia' ricevuto all'agenzia del governo canadese che decide a quali progetti di ricerca assegnare i finanziamenti. Ma quando presento' la domanda per indagare l'impatto sociale del dibattito disegno intelligente/evoluzione sulla popolazione canadese, si e' visto chiudere il rubinetto del danaro. E non che la ricerca fosse particolarmente costosa: si trattava soltanto di 40.000 dollari canadesi (circa 34.000 dollari americani). I fondi che aveva ricevuto in precedenza erano molto piu' consistenti, fino a 5 zeri. Non era quindi una questione di soldi. La commissione preposta all'analisi della proposta di studio di Alters ha espresso parere contrario perche' non la teoria dell'evoluzione non e' sufficientemente suffragata da prove oggettive da ritenerla attendibile. Cioe' si vuole sostenere che la teoria dell'evoluzione sarebbe un'invenzione dell'intelletto umano che non ha una capacita' di descrizione della realta'. In questo modo la commissione ha potuto rifiutare il finanziamento ad Alters, ritenendo praticamente inutile contrapporre la teoria dell'evoluzione al disegno intelligente. O meglio: dal momento che non sappiamo se una e' piu' adeguata dell'altra a descrivere il mondo biologico, non vale la pena indagare quanto la pubblicizzazione della posizione creazionista abbia influenzato le opinioni dei canadesi. Ma la ricerca di Alters ha sfruttato involontariamente un fenomeno culturale antico, che ciclicamente torna alla ribalta. Si tratta di quello che noi veneti chiamiamo "mancanza di ignoranza". Ovvero: l'incapacita' di rendersi conto della propria ignoranza. Fuor di metafora, si tratterebbe di una cosiddetta "ignoranza di secondo livello", cioe' quella inconsapevole. E proprio perche' inconsapevole convince chi ne "soffre" di sostenere idee incontrvertibili. Cosi' si e' comportata la commissione che ha giudicato la proposta di Alters. Dimostrando in un sol colpo che il disegno intelligente ha avuto un profondo impatto sulla societa' canadese e che la mancanza di ignoranza permette di condurre accurate ricerche scientifiche risparmiando fino a 34.000 dollari americani.
Posted by Anonymous at 7:54 pm Labels: attualità, science 0 comments
Tuesday, May 16, 2006
Posted by Anonymous at 10:52 pm Labels: pics 0 comments
Monday, May 15, 2006
Non Voglio Che Clara
I giochi di macchina sono raffinati e suggestivi. Hanno portato il nostro sguardo ad allontanarsi dall'Hotel Tivoli, dove i quattro musicisti avevano deciso di racchiudere le loro prime canzoni da tramonto al mare d'inverno. Questo omonimo è il loro secondo lavoro, licenziato per l'Aiuola Dischi, che come recita il motto sociale, è una “etichetta pop piccola ma curata”. E dovremmo ringraziarla molto per aver permesso a queste schegge di anni '60, di musica autoriale, sofisticata ma così leggera, di raggiungere le nostre orecchie. Sì, perché il mercato indie italiano (ma potremmo tranquillamente allargare il discorso a tutt'Europa) sembra refrattario a tutto ciò che non sia vicino al revival wave che ci stanno propinando i cugini d'oltremanica (e lo scrive chi adora gli anni '80 inglesi) oppure non sia in qualche modo accostabile all'interno del filone nashvilliano/chicagoano del post-qualcosa. I Non voglio che Clara sono lontani da tutto ciò, ma lo sono altrettanto dal mondo del mainstream nostrano, fatto più di urlatori di luoghi comuni o mestieranti dei (falsi) buoni sentimenti.
La musica di Fabio Del Min e soci viene direttamente dalla tradizione cantautoriale italiana, ma rifiuta di adagiarsi sui luoghi comuni delle canzoni d'amore. Quella che pervade il quartetto bellunese (pianoforte, chitarra, basso e batteria) è piuttosto un'inquietudine esistenziale, che pervade squarci di vita quotidiana. Che qui assurgono a paradigmi universali. Così profondi da impedire all'ascoltatore di non immedesimarsi: si passa dalle insicurezze e le congetture di un amore incerto (Porno) ai dubbi cosmici scaturiti dalla metafora calcistica (L'oriundo); dalle pure suggestioni cinematografiche (l'esplicita Cary Grant) alle piccole rabbie che si nascondono sotto la pelle per mesi o anni (In un giorno come questo). Al disco partecipa anche Syria, infondendo a Sottile (una tesa complicanza di pianoforte e voce) un'anima profonda, che mi ha fatto tornare alla mente Mia Martini, commuovendomi. Troppi calcoli sembra scritta per le piazzette della Costa Azzurra o il lungomare di Porto Venere, mentre Questo lasciatelo dire (forse il pezzo migliore del lotto) è esattamente come ho sognato il Festival di San Remo negli ultimi anni (cioè praticamente da quando ho smesso di seguirlo).
Forse le mie capacità di giudizio sono falsate dal fatto che i due dischi dei Non voglio che Clara mi sono sempre capitati tra le mani in momenti molto particolari della mia vita, ma la sincerità e lo spessore dei brani mi pare siano una ventata di aria fresca, seppure senza portare sperimentazione alcuna. Soltanto scrivendo ottime, bellissime canzoni. Oppure è vero che quei periodi che ricordo con tale trasporto di sentimento sono stati tali anche grazie alle loro canzoni.
Posted by Anonymous at 12:05 pm Labels: musica 0 comments
Sunday, May 14, 2006
Saturday, May 13, 2006
L'araba fenice
Qualcuno mi avra' letto nella mia vecchia pelle (http://parolemate.blog.tiscali.it/). Adesso ricomincio da qui, dove mi pare di aver trovato cio' che cercavo perche' i miei pensieri, le mie parole fossero meglio accessibili. Comincero' veramente presto. Per il momento pazienzate per questa fase transitoria.
Posted by Anonymous at 12:14 pm 0 comments